Settore apistico in Friuli Venezia Giulia: l’impatto dei cambiamenti climatici e l’eccellenza del miele regionale

Il settore dell’apicoltura in Friuli Venezia Giulia è stato duramente colpito dalle condizioni meteorologiche avverse nel 2023, con gli effetti del cambiamento climatico che hanno reso questo comparto uno dei più vulnerabili. Il clima instabile ha influito in maniera decisiva sulla produzione di miele, riducendone drasticamente i volumi.

 

La fragilità del settore apistico di fronte al cambiamento climatico

Durante la primavera del 2023, il comparto apistico ha affrontato una situazione critica. Le basse temperature, associate a piogge frequenti, hanno compromesso gran parte dei raccolti primaverili, costringendo gli apicoltori a intervenire per alimentare artificialmente le api e garantire la loro sopravvivenza. Fioriture essenziali come il tarassaco, il millefiori primaverile e l’acacia sono state praticamente annullate, con gravi ripercussioni sulla produzione.

In particolare, la produzione di miele d’acacia è stata quasi inesistente, con alveari che hanno prodotto solo pochi chilogrammi, in molti casi nemmeno sufficienti per essere raccolti, ma lasciati alle famiglie di api per evitare che queste morissero di fame.

 

Produzione di miele nelle valli: prevalenza del tiglio

Nelle zone montane della provincia di Udine, dove è tradizionalmente prodotto il miele di tiglio e castagno, la situazione è stata leggermente migliore, ma comunque al di sotto delle aspettative. I raccolti di miele di tiglio hanno prevalso su quelli di castagno, con una produzione media compresa tra i 10 e i 17 kg per alveare.

Il miele di castagno ha registrato una resa più contenuta, con un singolo melario per alveare. Tuttavia, anche in questo caso, la variabilità tra le diverse famiglie di api all’interno degli apiari ha influito negativamente sui raccolti, poiché parte del nettare è stato utilizzato per ricostituire le scorte esaurite durante la primavera.

 

Le difficoltà estive: temperature elevate e mancanza di pioggia

L’estate del 2023 ha ulteriormente complicato la situazione per gli apicoltori del Friuli Venezia Giulia. Le temperature eccezionalmente alte e la scarsità di piogge hanno causato una nuova ondata di difficoltà, con molte famiglie di api costrette a interventi di alimentazione di emergenza per sopravvivere, specialmente nelle aree pianeggianti della regione, come la fascia della pianura friulana e isontina.

 

Numeri del settore apistico: stabilità nonostante le difficoltà

Nonostante le sfide, il numero di apicoltori nel Friuli Venezia Giulia è aumentato leggermente, raggiungendo 2.107 unità (+4,4% rispetto al 2022). Gli alveari sono rimasti stabili, attestandosi a 38.622 unità. La maggior parte degli apicoltori si concentra nella provincia di Udine, che ne conta 167, seguita da Pordenone (65), Gorizia (31) e Trieste (24).

Purtroppo, il calo della produzione ha influito anche sui prezzi del miele. Il prezzo medio del miele all’origine è sceso a 5,80 €/kg, registrando una riduzione del 14% rispetto all’anno precedente.

 

La qualità del miele del Friuli Venezia Giulia

Nonostante un anno particolarmente difficile, il miele prodotto in Friuli Venezia Giulia continua a essere apprezzato per la sua qualità. Il miele millefiori, il tiglio, l’acacia e il castagno, tutte varietà tipiche della regione, mantengono standard elevati grazie alla biodiversità del territorio e all’attenzione degli apicoltori verso pratiche sostenibili.

Anche in un anno segnato da condizioni climatiche estreme, il miele del Friuli Venezia Giulia rimane una delle eccellenze della regione, confermando la reputazione di un prodotto naturale di altissima qualità.

 

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