I dati seguenti relativi alla descrizione della cultivar in esame, sono tratti dalle schede “Castagna di
Mezzomonte” di Guzzinati e Donato (s.d.), Guzzinati et al. (1990) e Youssef et al. (2000).
Albero:
Vigore: medio
Portamento: espanso, chioma conico-globosa.
Corteccia del tronco: presenta profondi solchi longitudinali
Rami: internodi medio-lunghi, corteccia generalmente liscia e solcata longitudinalmente con lenticelle
grosse di forma arrotondata; gemme di forma conica e di colore verde-giallastro.
Foglie: lanceolate, medie (l = 17-19 cm, l = 5,5-6 cm), base a graffa o ad angolo ottuso, apice
appuntito; lembo ondulato, margine seghettato, con dentature meno serrate rispetto al Marrone striato
del Landre; pagina superiore di colore verde scuro molto intenso, quella inferiore è poco più chiara,
priva di tomentosità e con nervature mediamente evidenti; picciolo di media lunghezza.
Epoca di germogliamento: intermedia; I decade di maggio.
Epoca fioritura: intermedia; II-III decade di giugno
Amenti: medio-lunghi (15-20 cm), con fiori longistaminei e polliniferi
Infiorescenze femminili: 1-2 per amento androgino
Ricci: dimensioni medie, forma tendenzialmente ellissoidale talora sferica, contenenti in media 2-3
frutti; deiscenza in 2-3 valve; aculei relativamente lunchi e poco serrati tra loro (Fig. 2)
Produttività: buona (oltre 50 kg/pianta).
Pezzatura: medio-grossa (h =28,4 mm, l =35,1 mm, sp = 21 mm, peso medio = 11,6 g).
Forma: tendenzialmente ellittica con apice poco appuntito e base arrotondata.
Pericarpo: di colore marroncino-avana, percorso da striature più scure, evidenti, ma più distanziata
rispetto al Marrone Striato.
Cicatrice ilare: di medie dimensione (h = 11,3 mm, l = 23 mm).
Seme: episperma: poco aderente, non penetra in profondità nel seme; solcature: rare; plurispermia:
assente.
Frutto (Fig. 3)
Pezzatura: medio-grossa (h =28,4 mm, l =35,1 mm, sp = 21 mm, peso medio = 11,6 g).
Forma: tendenzialmente ellittica con apice poco appuntito e base arrotondata.
Pericarpo: di colore marroncino-avana, percorso da striature più scure, evidenti, ma più distanziate
rispetto al Marrone Striato.
Cicatrice ilare: di medie dimensione (h = 11,3 mm, l = 23 mm).
Seme: episperma: poco aderente, non penetra in profondità nel seme; solcature: rare; plurispermia:
assente.
Le lavorazioni atte alla raccolta hanno inizio alla metà di settembre con lo sfalcio del cotico erboso
del castagneto. Il fieno che ne deriva viene poi raccolto e ammassato in grossi mucchi in disparte al
fine di ottenere una superficie di raccolta sotto i castagni il più uniforme possibile. Con i primi giorni
di ottobre inizia la cascola dei ricci bacati dagli insetti carpofagi, che vengono destinati alla distruzione
con la bruciatura degli stessi. La raccolta da terra del prodotto (castagne) viene fatta attraverso
l’utilizzo di appositi attrezzi manuali moderni e con l’uso di tradizionali ceste in vimini e sacchi di juta.
Il raccolto viene poi selezionato in un locale apposito per eliminare i frutti non idonei e infine disposto
in locali freschi, aerati e lontano dalla luce diretta del sole, nei quali il prodotto viene rigirato
quotidianamente grazie all’uso di rastrelli e di tradizionali sessole di legno. Inoltre, settimanalmente
viene effettuata una veloce pulizia del sottobosco per eliminare i ricci vuoti, mentre, a fine stagione, si
procede ad una più accurata ripulitura.
I materiali, le attrezzature e i locali utilizzati per la produzione sono di norma quelli che si usano
tradizionalmente in zona per la normale coltivazione del castagno e cioè: ceste in vimini e sacchi di
juta per la raccolta, locale per la lavorazione e toelettatura, locale per lo stoccaggio, rastrelli e sessole.
Il nome di questa cultivar, e quindi quello del relativo frutto (castagna), deriva dalla frazione di
Mezzomonte di Polcenigo, indicando la sua antica presenza in zona e il suo forte legame con il
territorio. Al pari di altre varietà coltivate nella stessa zona, ha trovato ottimali condizioni
pedoclimatiche nella fascia prealpina in esame, grazie all’adeguata altitudine, alla buona esposizione al
sole e al terreno sub-acido, fattori che permettono alle piante di castagno di vegetare in modo ottimale
e di fornire buone produzioni sia in termini quantitativi che qualitativi. La presenza del castagno nel
passato risultò molto importante per le popolazioni della zona, le quali trovarono nei frutti una
importante fonte di amidi, grassi, proteine, sali minerali e vitamine, tanto che le castagne e i marroni
furono designati con l’appellativo di “pane dei poveri”, dati i loro molteplici impieghi compresa la
trasformazione in farina. Al giorno d’oggi questa pratica in loco è ormai caduta in disuso.
Le importanti dimensioni di alcuni castagni ultracentenari, le testimonianze orali degli anziani, le
fotografie storiche, la toponomastica e le fonti bibliografiche antiche (a partire dal XIII secolo)
(Fadelli, 2014), confermano la coltivazione secolare del castagno nelle zone prealpine del Friuli
occidentale.
Sono ancora vive nella memoria degli anziani di Mezzomonte e dintorni le persone, soprattutto
donne, che fin dopo la seconda guerra mondiale scendevano al piano con le castagne e i marroni che
venivano venduti o barattati con fagioli, farina di mais o di frumento (Fadelli, 2014).
Le tecniche di allevamento del castagno, tramandate di generazione in generazione, si stanno
lentamente modificando, grazie all’utilizzo della piccola meccanizzazione, rendendo così meno
gravoso il duro lavoro dei produttori nelle varie fasi di lavorazione.
L’importanza storica della castanicoltura nella pedemontana Pordenonese è attestata dalla
tradizionale “Sagra della Castagna di Mezzomonte”, a Ottobre, che nel 2016 è giunta alla 31° edizione.
Infine, si è proceduto a raccogliere la dichiarazione (in forma di autocertificazione) di due signore
che affermano di aver partecipato alla produzione del prodotto, di aver assistito alla produzione dello
stesso, averlo consumato, aver assunto informazioni su questo particolare tipo di marrone prima del
1992:
- sig.ra Anelida Borghese, Polcenigo (PN) (classe 1946);
- sig.ra Gabriella Donadel, Polcenigo (PN) (classe 1950).