Flavescenza dorata: caratteri generali e sintomatologia

I fitoplasmi e i giallumi della vite

I fitoplasmi sono organismi procarioti, affini ai batteri, che vivono nel sistema vascolare di molte specie di piante. La loro presenza è in grado di determinare alterazioni che consistono in manifestazioni di tipo ormono-simile, quali scopazzature e fillodia, oppure, più di frequente, sintomi correlati all’alterazione del flusso linfatico, che comportano deperimenti e perdite produttive.
Nel mondo, a carico della vite sono segnalate diverse malattie da fitoplasmi. Di queste, le più importanti sono diffuse anche in Italia ed interessano in vario modo la viticoltura del Friuli Venezia Giulia. La loro pericolosità è grandemente correlata con l’efficienza delle modalità di diffusione e, in particolare, dai rapporti tra le piante ospiti e i vettori.
Nella nostra Regione fitoplasmosi a carico della vite sono note dall’inizio degli anni ’80, quando fu individuata la presenza di legno nero (Bois noir – BN). La malattia trovò ben presto ampia diffusione nel territorio regionale assumendo inizialmente andamento epidemico relativamente accentuato, benché limitato quasi esclusivamente a carico della varietà Chardonnay. Nel corso degli anni il problema trovò una certa stabilizzazione, con perdite produttive generalmente contenute.
Nel 1996 fu invece individuata nel Friuli Occidentale la prima vite affetta da flavescenza dorata della vite (FD). La malattia, a motivo della sua grande epidemicità, è inclusa negli elenchi delle “malattie di quarantena”, dalle legislazioni fitosanitarie di tutto il mondo. La pericolosità della malattia è legata alla elevatissima efficienza della trasmissione, da vite a vite, a opera del suo vettore, la cicalina di origine nordamericana Scaphoideus titanus.
L’incontro tra FD ed il suo vettore aveva già dato origine a gravi epidemie nel sud della Francia negli anni ’60 e, più recentemente, nella prima metà degli anni ’90, in Nord Italia.
L’epidemicità, e dunque la capacità di determinare perdite economiche in termini di mancata produzione e compromissione di viti, può essere anche molto diversa tra FD, caratterizzata dalla trasmissione diretta ad opera di S. titanus, e BN, caratterizzato invece da una trasmissione indiretta, ad opera di vettori solo in parte noti (il cixiide Hyalesthes obsoletus). La trasmissione di BN, tra l’altro, avviene spesso attraverso ospiti intermedi erbacei, tra i quali il convolvolo e l’ortica. Ma se l’epidemicità e la pericolosità delle due fitoplasmosi possono essere anche molto diverse, le espressioni dei sintomi sulla vite sono praticamente identiche. 

I sintomi: aspetti generali

Caratteri generali
La presenza di fitoplasmi nella vite determina una diversificata serie di sintomi correlata alla specifica localizzazione di questi organismi all’interno dei vasi floematici, nei quali avviene la discesa della linfa elaborata. La compromissione del trasporto linfatico è un meccanismo non specifico, che può essere determinato anche da un’ampia serie di altre cause. Da ciò deriva una sostanziale aspecificità dei sintomi della malattia. Le viti ammalate non hanno un destino univoco. Sono note situazioni nelle quali le piante continuano a deperire, peggiorando il loro stato vegetativo, sino alla morte, ma in altri casi si può assistere a una totale remissione dei sintomi, fino a una una vera e propria guarigione (risanamento spontaneo o recovery). Tra questi estremi, c’è una variegata casistica intermedia, in cui i sintomi compaiono e regrediscono nel tempo in maniera incostante, determinando di conseguenza perdite produttive molto variabili.

Aspetto generale della pianta
Sintomi di giallumi della vite (GY) si manifestano su tutte le parti verdi della pianta (germogli, foglie, infiorescenze, grappoli e viticci), mentre sintomi significativi utili all’individuazione della malattia non si riscontrano, di norma, sulle parti lignificate (capi a frutto, cordone e tronco) e sulle radici.
L’aspetto generale della vite varia grandemente in relazione alla gravità del sintomo. Piante infette possono manifestare sintomi localizzati limitatamente a singole porzioni (foto 1), mentre altri soggetti possono presentare sintomi generalizzati a tutta la chioma (foto 2).
I sintomi possono comparire nell’arco di tutta la stagione vegetativa e, in funzione dell’epoca della loro comparsa, possono presentarsi in modo alquanto differenziato.
Sintomi che compaiono precocemente, soprattutto se generalizzati a tutta la chioma, compromettono lo sviluppo vegetativo della vite (foto 3). Sintomi più tardivi, pur influenzando negativamente lo sviluppo vegetativo, determinano  prevalentemente un aspetto prostrato dei germogli come conseguenza della mancata lignificazione degli stessi

I sintomi: i germogli

Sintomi precoci (comparsa fino alla fioritura).
I germogli presentano uno sviluppo ridotto, con internodi raccorciati, necrosi e/o disarticolazione dell’apice e delle porzioni distali (foto 5 e 6). Può essere osservato anche un andamento a zig-zag degli internodi (foto 7). La colorazione dei tessuti del germoglio è più scura ed opaca rispetto alla caratteristica varietale e sugli internodi basali compaiono piccole pustole nerastre in rilievo (foto 8).

Sintomi tardivi (comparsa dopo la fioritura). 
Caratteristica è la mancanza di lignificazione di tutto o parte del germoglio, che si presenta verde sino a fine stagione, di consistenza elastica e gommosa, e con portamento cadente (foto 9). In questa fase compaiono pustole scure nella porzione basale del germoglio, più o meno evidenti in funzione del vitigno. Può essere anche osservata una caduta precoce delle foglie (foto 10).
Nella stagione invernale, i tralci non lignificati assumono una colorazione più scura del normale e disseccano (foto 11).

Elementi di diagnosi differenziale

Aspetti generali
I sintomi dovuti a GY presentano elementi comuni con quadri sintomatici riferibili ad altre malattie o alterazioni. Se le possibilità di confusione sono possibili con l’esame dei singoli sintomi analizzati separatamente, con il riscontro congiunto di tutto il quadro sintomatico si riesce invece quasi sempre a definire una diagnosi corretta. Proprio per questo, nella realtà di campagna è bene non esprimere un giudizio di diagnosi sulla base di un solo sintomo, benché marcato, ma cercare di verificare la convergenza di quanti più sintomi possibile, tra quelli singolarmente sopra descritti.
Di seguito si mettono in evidenza gli elementi che possono aiutare per pervenire a una corretta diagnosi di GY, differenziandoli rispetto ad altre malattie ed alterazioni piuttosto comuni nei vigneti del Friuli Venezia Giulia

Prevenzione e contenimento della flavescenza dorata della vite

In natura FD viene trasmessa da vite a vite a mezzo dell’insetto Scaphoideus titanus, praticamente monofago sulla vite e con una sola generazione all’anno.

Altra possibile via di diffusione di FD è quella ad opera dell’uomo, mediante la propagazione di materiale vegetativo infetto.

E’ stato comunque verificato che l’efficienza della propagazione di FD per innesto è molto bassa. La malattia non si diffonde invece attraverso ferite, quali tagli delle potature invernale ed estiva, e neanche per anastomosi radicale. Queste osservazioni di base rendono chiara la strategia di intervento, che si traduce nella lotta contro il vettore e nell’eliminazione delle fonti di inoculo rappresentate dalle piante infette. Deve essere inoltre assicurato l’utilizzo di materiale vivaistico non infetto, anche perché non esistono mezzi efficaci per il trattamento e la cura delle piante ammalate.

A motivo della pericolosità della malattia, la lotta a FD in Italia è stata resa obbligatoria con il D.M. 31 maggio 2000. Tale disposizione individua compiutamente le linee d’intervento, distinguendo ciò che è possibile attuare in aree ancora indenni da ciò che invece bisogna fare nelle aree dove FD è già presente. L'applicazione del Decreto Ministeriale di cui sopra è stata recepita con Decreto del Servizio Fitosanitario Regionale. (Vai al Programma di Lotta obbligatoria contro Scaphoideus titanus). 
Per una difesa preventiva è estremamente importante il contenimento delle popolazioni dell’insetto vettore. La lotta insetticida è solitamente impostata sull’esecuzione di uno o due interventi, il cui obiettivo deve essere quello di eliminare l’insetto nelle prime età prima che possa diventare infettante. Nelle condizioni del Nord Italia ciò solitamente si verifica tra lafine di giugno e i primi giorni di luglio. E’ possibile in questo modo sincronizzare gli interventi contro S. titanus con la lotta ad altri fitofagi della vite, prime tra tutti le tignole della vite. La difesa insetticida diventa particolarmente importante dove è presente un’elevata carica di inoculo, costituita dalle piante infette.

Un’altra situazione dove è quanto mai opportuno effettuare un’efficiente lotta insetticida al vettore si ha nel vivaismo viticolo. Qui l’eliminazione preventiva delle popolazioni di S. titanusdeve avvenire anche in assenza di piante sintomatiche, anche a termini di legge. La vigente normativa impone infatti ai vivaisti una serie di misure molto restrittive, la cui applicazione garantisce la qualità dei materiali assoggettati a certificazione.

Insieme alla lotta insetticida, risulta fondamentale per il contenimento di FD l’eliminazione delle fonti di inoculo. A tal fine, soprattutto nelle prime fasi di comparsa della malattia, sarà importante procedere alla pronta asportazione delle vite sintomatiche. Le stesse vanno eradicate prima della successiva ripresa vegetativa, avendo cura di eliminare anche l’apparato radicale, per evitare il ricaccio di nuovi polloni infetti. Non vi sono invece controindicazioni a rimpiazzare nello stesso punto le viti sintomatiche estirpate, perché il fitoplasma vive solo all’interno delle piante e non nel suolo. La sola capitozzatura non deve mai essere considerata pratica idonea a questi fini.

L’esperienza maturata nel Nord Italia negli ultimi anni ha dimostrato che FD può essere controllata solo con interventi realizzati in via preventiva o, al più tardi, al primo comparire dell’epidemia.

Trascurare i primi segnali dell’infezione, lasciare sviluppare in modo incontrollato le popolazioni del vettore, possono condurre a situazioni di non ritorno, con gravi ripercussioni dirette sulla viticoltura di un intero territorio.